Il corridore: Storia di una vita riscattata dallo sport by Marco Olmo

Il corridore: Storia di una vita riscattata dallo sport by Marco Olmo

autore:Marco Olmo [Olmo, Marco & Pascale, Gaia De]
La lingua: ita
Format: epub


Capitolo 5

Glorie da zingari

Già aprire il sito Internet ufficiale della gara mette paura.

«Una formidabile epopea in un ambiente magico» si legge. E poi, ancora: «Fin dalla prima edizione, è stata chiamata ‘la corsa di tutti i superlativi’. Il giro completo del massiccio del Monte Bianco. Tre paesi attraversati: la Francia, l’Italia e la Svizzera. Una gara che ogni corridore di trail sogna di finire, almeno una volta in vita sua». Infine, giusto per rincarare la dose: «Il giro del massiccio del Monte Bianco in 166 km,1 9500 metri di dislivello positivo in semiautonomia».

I «superlativi» cui si fa riferimento sul web sono dovuti all’alto grado di difficoltà dell’impresa, è ovvio. Ma alcuni sono giustamente dedicati alla stupefacente bellezza del luogo.

Gran parte della gara si svolge di notte, e allora la sorpresa, se il tempo è bello, è data tutta dal manto stellato del cielo che ad alta quota è molto visibile. Di giorno, chi ha la forza per guardarsi intorno di tanto in tanto non può che rimanere a bocca aperta per quello che gli riserva il percorso dalla valle di Chamonix a Courmayeur: rocce zampillanti d’acqua, luce che rimbalza sui ghiacci ferendo come una lama e riempiendo l’atmosfera di colori magici, pendii ricoperti di noci, larici, pini. E sparsi qua e là i ranuncoli, sempre incuranti delle temperature.

Diciamocelo: un simile spettacolo si può ammirare solo al prezzo di una grande fatica. E anche quando non è così, anche quando è possibile raggiungere certi luoghi con mezzi più comodi, da turista (in questo caso, ad esempio, basterebbe prendere la funivia della Aiguille du Midi che parte da Chamonix per avere una vista spettacolare sul Monte Bianco da 4000 metri), non è lo stesso.

Le cose, quando si conquistano, hanno un sapore diverso. Più forte, più intimo.

Più vero.

E in una gara come questa davvero ci si conquista ogni metro. Ogni muschio che ricopre la roccia ti appartiene, solo per il fatto che hai sudato per poterlo guardare.

Certo, a pensarci bene la porzione di paesaggio che può ammirare un corridore è estremamente ridotta. Si va con gli occhi puntati per terra, per anticipare le insidie, non farsi trarre in inganno dal terreno. Oppure, nei tratti più facili, ci si concentra su un punto qualunque senza nemmeno vederlo. Il vero sguardo è quello dell’occhio interiore, che scruta i meandri del corpo, ne valuta le possibilità. Ciò che sta fuori allora diventa un puro accidente, dal quale provare anche a estraniarsi.

Eppure, nonostante tutto, e anzi in virtù di tutto questo, il panorama è di chi lo attraversa, mettendoci muscoli e sudore più che di chiunque altro. Non importa quello che si vede, quello che non si vede. Quello che resta e quello che passa. Importa come si è vissuto. L’azione, ancora una volta. L’essere parte di.

E pagarne il prezzo.

Eccola qui, insomma, The North Face – Ultra-Trail du Mont-Blanc. La più bella. La gara per antonomasia. La competizione che, nata nel 2003, ha continuato nel tempo a richiamare migliaia di corridori ansiosi di raccogliere la sfida delle sfide: quella della «corsa regina».



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